menti in fuga - le voci parallele

menti in fuga - le voci parallele / menti critiche / @Giovanni_Dursi / Atomi reticolari delle "menti critiche", impegnati nella trasformazione sociale e "messa in questione del rapporto tra la forma capitalista (intesa come Gestalt, come forma della percezione) e la potenza produttiva concreta delle forze sociali, particolarmente la potenza dell’intelletto generale"

mercoledì 26 aprile 2017

Classifiche sulla libertà di stampa

World Press Freedom Index
The 2017 World Press Freedom Index compiled by Reporters Without Borders (RSF) reflects a world in which attacks on the media have become commonplace and strongmen are on the rise. We have reached the age of post-truth, propaganda, and suppression of freedoms – especially in democracies.
L’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere (RSF) ha pubblicato il “World Press Freedom Index” del 2017, la classifica annuale che sostiene di ordinare i paesi del mondo sulla base di quanto è libera la loro stampa. L’Italia quest’anno è al 52° posto su 180, recuperando 25 posti rispetto al 2016 (quando era al 77° posto). Ai primi posti ci sono Norvegia, Svezia, Finlandia (che ha ceduto il primo posto, che deteneva da sei anni, a causa di «pressioni politiche e conflitti d’interesse»). L’ultima nazione in classifica è la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan ed Eritrea (la Turchia è al 155° posto). Davanti all’Italia ci sono paesi che difficilmente si possono definire campioni di democrazia: per esempio al 42° posto, nella stessa posizione del 2016, c’è il Burkina Faso, un paese che non ha grandi organizzazioni editoriali e dove negli ultimi anni si sono succeduti colpi di stato, attacchi di al Qaida e dove l’anno scorso si sono tenute le prime elezioni democratiche in 27 anni (il Burkina Faso ha incredibilmente ottenuto posizioni in classifica superiori all’Italia anche quando era una dittatura).
La metodologia utilizzata da RSF per stilare la classifica segue alcuni criteri qualitativi e altri quantitativi. RSF distribuisce un questionario tradotto in 20 lingue ai suoi partner in tutto il mondo: sono associazioni, gruppi e singoli giornalisti, scelti a discrezione di RSF. La lista dei partner non viene diffusa (per proteggerli, dice RSF). Questi partner rispondono alle 87 domande raggruppate in sette argomenti assegnando un punteggio. Gli argomenti sono: pluralismo, indipendenza dei media, contesto e autocensura, legislatura, trasparenza, infrastrutture e abusi. I vari punteggi vengono “pesati” diversamente con una complicata formula matematica con la quale, in base ai primi sei argomenti, si ottiene un primo punteggio, il cosiddetto “ScoA”.
Il secondo punteggio viene elaborato tenendo conto del numero di giornalisti uccisi nel paese, di quelli arrestati, di quelli minacciati e di quelli licenziati. Anche questi valori vengono pesati in maniera differente: un giornalista ucciso conta più di un giornalista arrestato, per esempio. Il risultato di questa formula viene a sua volta inserito in un’altra formula insieme allo “ScoA”. Dati quantitativi su violenze e minacce sommati allo “ScoA” producono il secondo punteggio, lo “ScoB”. Nello “ScoB” l’analisi quantitativa sugli abusi pesa per il 20 per cento, mentre il resto del punteggio deriva dallo “ScoA”. Nella classifica finale, RSF utilizza il dato più alto tra “ScoA” e “ScoB”. La mappa viene infine colorata in base ai punteggi ricevuti: da 0 a 15 punti “buono” (colore giallo chiaro), da 15,01 a 25 punti “abbastanza buono” (colore giallo), da 25,01 a 35 punti “problematico” (colore arancione, l’Italia sta qui), da 35,01 a 55 punti: “grave” (colore rosso), da 55,01 a 100 punti “molto grave” (colore nero).
È un metodo molto complesso, che RSF ha raffinato nel corso degli anni – un grosso cambiamento di metodologia è avvenuto nel 2013 – e che è stato discusso e criticato su diverse riviste specializzate. La cosa più importante da capire è che si basa in gran parte sulle opinioni soggettive di enti e persone scelte da RSF, e questo ha causato negli anni diverse critiche. RSF è stata accusata di avere tra i suoi partner personaggi legati all’opposizione cubana e venezuelana, per esempio, che quindi nel valutare i loro paesi potrebbero non essere stati completamente obiettivi; cose simili possono essere successe anche in altri paesi. Gran parte del punteggio – almeno l’80 per cento – deriva dalle valutazioni dei partner di RSF ed è quindi influenzato dalla loro sensibilità personale e dal loro contesto: un “4” assegnato in Italia, insomma, non ha necessariamente lo stesso valore di un “4” assegnato in Burkina Faso.
Di certo la metodologia rischia di portare a risultati bizzarri o difficilmente spiegabili. Tra il 2013 e il 2014 per esempio, l’Italia aveva perso 24 posizioni in un solo anno, scendendo dal 49° al 73° posto. Tra le ragioni fornite da RSF per questo calo c’era stato un aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti, con «un grande incremento di attacchi alle loro proprietà, specie le automobili». Erano aumentate anche le cause di diffamazione che RSF giudicava infondate, passate da 84 nel 2013 a 129 nei primi dieci mesi del 2014. Per il 2015, l’anno a cui si riferiva il rapporto dello scorso anno, RSF non era scesa altrettanto nei dettagli per spiegare un’ulteriore perdita di quattro posti in classifica, ma segnalava comunque altre motivazioni: il numero di giornalisti sotto protezione della polizia (tra i 30 e i 50, ma il rapporto lo diceva citando Repubblica) e il processo in cui erano coinvolti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, giornalisti autori di due libri sugli scandali nella Chiesa cattolica. Il processo di Nuzzi e Fittipaldi aveva influito negativamente sul punteggio italiano anche se, di fatto, avveniva in uno stato che non era l’Italia bensì il Vaticano. Nuzzi e Fittipaldi sono stati poi assolti.
Nel rapporto appena uscito, Reporter Senza Frontiere scrive che comunque l’Italia si trova al 52° posto perché sei giornalisti sono ancora sotto protezione avendo ricevuto minacce di morte soprattutto da parte della mafia o di gruppi fondamentalisti e perché il livello di violenza contro i giornalisti (intimidazioni verbali, fisiche e minacce) è allarmante, soprattutto a causa di «politici che non esitano a colpire pubblicamente i giornalisti che non amano». Il rapporto cita esplicitamente Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle tra gli autori di queste minacce. Si dice poi che i giornalisti si sentono in generale sotto pressione da parte dei politici, che sempre di più scelgono di censurarsi e che nel sud del paese si devono confrontare con gruppi mafiosi e bande criminali locali. Infine, si parla del disegno di legge presentato dalla senatrice Doris Lo Moro del PD sul contrasto alle intimidazioni agli amministratori locali, licenziato nel giugno del 2016 dalla commissione Giustizia del Senato. La proposta è stata approvata al Senato e dal 17 aprile scorso è in corso di esame alla commissione Giustizia della Camera: l’articolo 3 dice che «Le pene stabilite per i delitti previsti dagli articoli 582, 595, 610, 612 e 635 sono aumentate da un terzo alla metà se il fatto è commesso ai danni di un componente di un Corpo politico, amministrativo o giudiziario a causa dell’adempimento del mandato, delle funzioni o del servizio». In sostanza, dice RSF, esiste il rischio di un aumento della pena per un giornalista che diffama a scopo ritorsivo (da dimostrare in tribunale) un politico o un magistrato. Il disegno di legge non è stato però ancora approvato definitivamente.
Fonte:
ilPOST

 

Salone internazionale del libro - 2017 - Torino

 

IL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO

L'appuntamento con il Salone Internazionale del Libro di Torino si rinnova ogni anno a maggio nei quattro padiglioni di Lingotto Fiere. Un capolavoro di architettura industriale, il comprensorio del celebre stabilimento Fiat con la rampa elicoidale e la pista sul tetto. Disegnato fra il 1915 e il 1922 e ammirato da Le Corbusier, dal 1985 il complesso è stato trasformato da Renzo Piano in centro espositivo, congressuale e commerciale.
Il Salone è promosso dalla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura presieduta da Mario Montalcini. Direttore Editoriale dal 1998 al 2016 è stato Ernesto Ferrero. Dal 14 ottobre 2016 è Nicola Lagioia.
Dai 100.000 passaggi dichiarati e 553 espositori della prima edizione nel 1988, il Salone è cresciuto fino ai 127.596 visitatori e i 1.000 espositori attuali.
Una forza fondata su quattro diverse identità in equilibrio fra loro. Il Salone di Torino è al tempo stesso la più grande libreria italiana del mondo, un prestigioso festival culturale, un essenziale punto di riferimento internazionale per gli operatori professionali del libro e un importante progetto educational dedicato alla promozione del libro e della lettura presso i giovani lettori.
Tutti elementi che, da sempre, gli permettono di affrontare con entusiasmo qualunque sfida all'insegna dell'innovazione e del cambiamento.

sabato 22 aprile 2017

Fiera dell'editoria italiana - 19 / 23 Aprile 2017

TEMPO DI LIBRI
Festa, orgoglio,"traguardo raggiunto" per 'Tempo di libri', la Fiera dell'editoria italiana che si è inaugurata alla presenza del ministro Dario Franceschini. Una prima edizione che sfodera un programma gigantesco realizzato in sette mesi, in cui c'è la voglia di "condividere", "lavorare insieme", "fare sistema", di non pensare più alle polemiche con Torino e al suo Salone che si inaugurerà il 18 maggio.
"E' una fiera bella, dinamica ed è parte di una sfida complessiva che il sistema Paese deve vincere: aumentare il numero dei lettori" ha detto il ministro Franceschini. E ai cronisti che gli chiedevano "lei era per un unico Salone?" ha risposto: "adesso vediamo Milano, in maggio Torino. Continuo a pensare che sia possibile una forma di collaborazione integrata ma lo vedremo dopo aver visitato i due Saloni. Non è una competizione". Anche il presidente di Aie, Federico Motta si è augurato di poter "continuare un percorso comune" dopo aver detto "un grazie personale a Dario Franceschini perché, al di là dei confronti stimolanti di questi mesi, possiamo interloquire con un ministro che ha a cuore il destino della cultura di questo Paese". L'Aie, ha aggiunto Motta, "è la casa di tutti gli editori italiani.
Finite le polemiche c'è però un clima di attesa e sospensione su quello che accadrà dopo lo sdoppiamento del Salone del Libro. Il rapporto con Torino "è molto buono e credo che anche loro faranno un buon lavoro quest'anno, poi più avanti si vedrà" ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. E il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni ha sottolinea che "non c'è divisione tra Milano e Torino ma al contrario credo ci sia una sana competizione".
Che si debba aspettare lo fa capire però chiaramente da Torino la sindaca Chiara Appendino che domenica sarà in visita a 'Tempo di Libri' insieme al presidente della Fondazione per il Libro Massimo Bray. "Per ora stiamo lavorando per fare un gran Salone del Libro e non abbiamo ancora ragionato su eventuali sinergie future" spiega la Appendino e aggiunge: "Le valutazioni si fanno alla fine. Con il sindaco Sala ci sono sempre stati ottimi rapporti, poi loro fanno il loro salone noi il nostro su cui sono concentrati i nostri sforzi".
Nel giro tra gli stand, su una superficie di 37 mila metri quadri, con 552 espositori e 2000 ospiti, la Fiera si presenta molto bella, meno dispersiva e più compatta, ariosa e dai colori più riposanti rispetto a quella di Torino. Ma al primo giorno non c'è molto frastuono tra i padiglioni. Poche le scolaresche e il pubblico ma all'inaugurazione è sempre un po' così. Il vero test sarà il week end anche se c'è il ponte del 25 aprile.
Il ministro Franceschini si ferma agli stand dei grandi gruppi, Gems, Mondadori, Einaudi, Rizzoli, saluta Elisabetta Sgarbi a quello de La nave di Teseo, è incuriosito dalla biblioteca digitale Future Library e anche alle Edizioni San Paolo e all'editrice Vaticana. Si sofferma a guardare alcuni libri, gli viene regalato 'Siamo in un libro. Reginald e Tina' (Il Castoro) di Mo Willems e annuncia anche l'uscita del suo romanzo 'Daccapo', domani per Gallimard, pubblicato in Italia nel 2011 per Bompiani. "So quanta emozione c'è qua. Quando nasce un libro è un figlio".
A Tempo di libri ci saranno 600 ospiti donne e "in questo senso la fiera rappresenta un'eccezione" ha spiegato la presidente della Fabbrica del libro, che organizza la Fiera, Renata Gorgani. "Nelle fiere del libro di solito le donne sono il 10%" ha aggiunto spiegando che tra le novità della fiera c'è "il fatto che non ci saranno tante presentazioni di libri, ma incontri con autori, giornalisti, professionisti, scienziati, esperti. Ci saranno autori che parlano di altri autori e i piccoli editori sono l'80 per cento delle presenze".
E il presidente di Fiera Milano, Roberto Rettani, lancia l'internazionalizzazione: "'Tempo di Libri' sarà sempre più votata all'internazionalità" dice. "Abbiamo fatto qualcosa di eccezionale contando solo su di noi e sulle nostre idee. Questo è solo l'inizio" ha concluso Motta.
E Franceschini ha lanciato l'idea di un sostegno pubblico al settore dei libri. "Se il libro è importante per la crescita culturale del Paese, perché lo Stato aiuta il cinema, lo spettacolo dal vivo e non le case editrici?. Pensiamoci". L'obiettivo è sempre "creare più lettori".
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I am not your negro

Giovedì 27 aprile, alle ore 20:30, la Casa internazionale delle donne ospita la proiezione del documentario di Raoul Peck (2016). Presentano Igiaba Scego e Italiani senza cittadinanza.

Giovedì 27 Aprile 2017 ore 20.30
Sala Carla Lonzi, Casa internazionale delle donne
(secondo piano), via della Lungara 19, Roma
Proiezione del documentario 
I am not your negro
Di Raoul Peck (2016)

Presentano  

Igiaba Scego

  # Italiani senza cittadinanza

I Am Not Your Negro tocca le vite e gli assassinii di Malcom X, Martin Luther King Jr. e Medgar Evers per fare chiarezza su come l’immagine dei Neri in America venga oggi costruita e rafforzata.
Medgar Evers, morto il 12 giugno 1963. Malcolm X, morto il 21 febbraio 1965. Martin Luther King Jr., morto il 4 aprile 1968.
Nel corso di 5 anni questi tre uomini sono stati assassinati. Uomini importanti per la storia degli Stati Uniti d’America e non solo. Questi uomini erano neri, ma non è il colore della loro pelle ad averli accomunati. Hanno combattuto in ambiti differenti e in modo diverso, ma tutti alla fine sono stati considerati pericolosi perché hanno portato alla luce la questione razziale. James Baldwin si è innamorato di queste persone e ha voluto mostrare i collegamenti e le similitudini tra questi individui scrivendo di loro. E lo ha fatto attraverso lo scritto incompiuto Remember This House.


Storie di donne nell’Islam


Storie di donne nell’Islam

Sabato 22 Aprile 2017, alle ore 18, all’UDI proiezione del documentario “Vestita di nero” di Josep Morell. A seguire interventi di giornaliste ed esperte di Afghanistan.

domenica 2 aprile 2017

Festival, la "FOTOGRAFIA EUROPEA" invade l'Emilia-Romagna

Trenta esposizioni e trecento mostre off dal 5 Maggio 2017 a Reggio Emilia, Bologna, Modena e Parma

L’archivio come sintesi tra storia e memoria, chiave di lettura del presente e visione del futuro. Questo il tema della XII edizione di Fotografia Europea che si inaugura a Reggio Emilia il prossimo 5 maggio (ore 18). Oltre trenta esposizioni del circuito ufficiale cui si affiancano le iniziative dei partner regionali e le trecento mostre del circuito off, dal 5 maggio al 9 luglio. La rassegna consolida la collaborazione con la Regione Emilia- Romagna e promuove nuove partnership con importanti realtà culturali e artistiche del territorio.
Accanto a Reggio Emilia con la Fondazione di Palazzo Magnani, presenteranno mostre ed eventi collegati al festival la Fondazione Mast (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) di Bologna, lo Csac-Centro studi e archivio della comunicazione dell'Università di Parma, la Collezione Maramotti, prestigiosa raccolta privata di arte contemporanea con sede a Reggio Emilia. Da quest’anno si unisce anche la Fondazione Fotografia di Modena, una delle realtà italiane più interessanti nella fotografia e dell’immagine contemporanea.
Il ruolo centrale assunto da Reggio Emilia nelle arti visive è testimoniato dalla scelta della città emiliana come sede degli Stati Generali della fotografia, in programma nella stessa giornata del 5 maggio alla presenza del ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini.
La manifestazione è stata presentata questa mattina a Bologna. “Un evento che si è arricchito di appuntamenti, luoghi e nuove collaborazioni lungo la via Emilia– ha detto l’assessore alla Cultura Massimo Mezzetti-, proponendo opere di grande interesse e suggestione. Un anno fa la Regione ha varato la legge sulla Memoria del Novecento. La fotografia, da sempre, è la nostra memoria nel tempo: per questo ritengo che il tema dell’edizione 2017 ‘Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro’ non potesse essere più calzante in un momento della nostra storia in cui l’affermazione di valori identitari deve necessariamente confrontarsi con nuove prospettive di sviluppo e trasformazione in ambito culturale, sociale e politico”.
Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi ha sottolineato la scelta di Palazzo Magnani come regia organizzativa di una rassegna “che ha saputo migliorare ed evolversi fino a diventare un evento di scala regionale.
Le mostre da visitare saranno moltissime, di qualità e con grandi protagonisti. Per citarne alcuni: Paul Strand e Cesare Zavattini. Per Davide Zanichelli, presidente di Palazzo Magnani “questa edizione traghetterà la Fondazione come istituzione culturale della città con la progettazione di una serie di iniziative che connoteranno la città di Reggio Emilia”.
Fra le altre novità, la sinergia tra il festival reggiano e altre rassegne nazionali: Photolux Festival di Lucca, Cortona on the move. International Photography Festival di Cortona e Festival della Fotografia Etica di Lodi. Importanti le opere di artisti del Sud Africa, paese ospite di questa edizione.
Fotografia Europa resterà aperta fino al 9 luglio nei giorni di venerdì, sabato e domenica.