menti in fuga - le voci parallele

menti in fuga - le voci parallele / menti critiche / @Giovanni_Dursi / Atomi reticolari delle "menti critiche", impegnati nella trasformazione sociale e "messa in questione del rapporto tra la forma capitalista (intesa come Gestalt, come forma della percezione) e la potenza produttiva concreta delle forze sociali, particolarmente la potenza dell’intelletto generale"

giovedì 24 marzo 2016

Edvard Munch, tra malinconia e dolore

Bergen è una città che ho amato molto, affascinante e sorprendente, come del resto tutta la Norvegia. Qui il tempo sembra avere un'altra dimensione e la natura si svela in architettoniche forme, nei fiordi, nelle isolette, nelle montagne, nelle coste lambite dal mare. Anche il cibo è stato una piacevole sorpresa così come il clima, mite, con l'aria frizzante e pulita. E una sorpresa è stata anche la visita al museo Kode, ovvero l'Art Museums of Bergen, dove inaspettatamente ho trovato moltissime opere di pittori scandinavi, primo fra tutti il mitico Edvard Munch.

Munch nacque a Loten, in Norvegia il 12 dicembre del 1863 ed è morto in un paesino vicino Oslo, all'età di ottanta anni. La sua vita è stata segnata da innumerevoli lutti, tra cui la madre in giovane età e l'amatissima sorella, poi anche il padre cadde vittima di una forte depressione e quindi ancora una serie di disgrazie familiari che lasciarono il segno sia nella sua psiche che nella sua arte. Non a caso Munch è famoso nel mondo per la sua opera dal titolo “L'Urlo” e come lui stesso disse: «Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura»
Tutte le sue opere riflettono questa angoscia esistenziale, così come i personaggi dei suoi dipinti, quasi fossero solamente semplici involucri di sofferenza e malinconia. D'altra parte lui stesso scrisse in quello che poi divenne il ‘Manifesto di St. Cloud’: “...Non ci dovrebbero più essere dipinti di interni, con gente che legge e donne che lavorano a maglia. Al loro posto ci deve essere gente che respira, sente, soffre e ama”.
Ci sono stati molti critici d'arte che hanno comparato le sue opere, e in un certo senso anche la sua vita, a quella di Vincent Van Gogh: stessa solitudine esistenziale, stesso problema di alcool, stesso ricovero psichiatrico, stessa forza espressiva nei loro dipinti.
Il Munch Museum di Oslo e il Van Gogh Museum di Amsterdam –, hanno voluto esporre oltre cento capolavori dei due artisti mettendoli fianco a fianco, creando un evento di rara potenza espressiva. Sebbene Munch soggiornò piu volte a Parigi, pure non si hanno notizie di incontri tra i due grandi artisti, sebbene è certo che Munch conosceva le opere di Van Gogh mentre non è vero il contrario. Alcune opere di Munch furono considerate anticipazioni dell'espressionismo, e moltissime ve ne sono al Kode Art Museum.
Il KODE Art Museums of Bergen si articola in 4 edifici adiacenti in centro città, la maggior parte delle opere esposte sono di artisti norvegesi o nordici, ma ci sono anche molti quadri di Munch, e, sorprendentemente, molti dipinti riprendono il famoso 'Urlo, (come fossero tentativi e prove di pittura) che invece si trova ad Oslo.
Una scoperta curiosa è stata quella di vedere al Kode la foto (o disegno?) di una mummia, la cosiddetta mummia di Cuzco, che Munch vide esposta al Louvre di Parigi e che lo ispirò per il viso contorto e urlante del suo celebre dipinto.
Io ho avuto modo di apprezzare molti suoi dipinti tra cui “La malinconia” opera influenzata dalla simbologia di Gauguin, pittore che Munch ammirava molto. Bellissima opera “La fanciulla malata” e anche alcuni disegni, e i suoi autoritratti, tra cui, secondo il mio umile punto di vista, più significativo è quello nella sua camera da letto, in cui dipinge se stesso alla fine della vita, con gli abiti che penzolano informi mentre l'orologio senza lancette alle sue spalle indica che il suo tempo è finito.
Munch scrisse: “Che cos’è l’arte? L’arte emerge dalla gioia e dal dolore. Maggiormente dal dolore”. Lui ne è stato una conferma.
Fonte: Direttamente da Bergen, in Norvegia l'inviata speciale nel mondo dell’Arte, Ada Pianesi Villa, poetessa e pittrice, per la rubrica Scrivere d'Arte di destinazionearte.it, parla di Edvard Munch.
http://www.destinazionearte.it/

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